La parte della fortuna è un noir che intreccia le sue storie e si consuma principalmente tra Venezia, Marghera e Reggio Emilia. Il Nord Est italiano è una regione che sto scoprendo soprattutto grazie alla lettura di libri come questo o quelli di Carlotto che, pur essendo dei romanzi con personaggi e storie inventate, grazie alle esperienze vissute in prima persona dagli autori, permettono di farsi un’idea certamente pertinente della realtà socio-economica della regione.
In questo genere di lettura, sto prendendo coscienza del fatto che uno degli aspetti che più mi interessa ed intriga riguarda appunto la descrizione del contesto, dello sfondo all’interno del quale le vicende e le storie si sviluppano ed intrecciano.
Luca Casarini in questo caso è certamente un buon interlocutore che le vicende del Nord Est italiano le conosce molto bene grazie al suo vissuto e alle sue attività su quel territorio.
La lettura della prima parte del libro scorre velocemente grazie alla costruzione di una trama e di relazioni tra i personaggi molto intriganti. Sul finale il dipanarsi della storia si fa un po’ più faticoso, mancando forse di quella suspance che le regole del genere noir solitamente richiedono.
Un libro che qualcuno, in modo opportuno ha definito essere un noir militante. Le pratiche e le storie del movimento, lo smontaggio del CPT, l’occupazione delle case, l’impegno a fianco dei migranti, le attività e le atmosferte dei centri sociali sono infatti parte centrale della storia.
Una storia che ha fatto emergere e che si è intrecciata con molte altre storie, come quella dei 300 immigrati e del pescatore di Porto Palo. Una storia che avevo conosciuto grazie ad una puntata di Blu notte misteri italiani condotta da Paolo Lucarelli e che l’overload di informazioni al quale siamo quotidianamente sottoposti mi aveva quasi fatto rimuovere dalla memoria e che grazie alla lettura di questo libro ho potuto far riemergere dandogli l’importanza che merita.
Per concludere è doveroso sottolineare come alcuni aspetti della pubblicazione di questo libro lascino al quanto perplessi visto l’autore in questione. Per farsi un’idea di cosa sto alludendo, può essere utile leggere il seguente articolo-intervista apparso sul corriere della sera.
Mi ritaglio un piccolo spazio su questo mio blog per informare che da un paio di settimane sto utilizzando il servizio di social bookmarking di Autistici/Inventati.
Non avendo l’opportunità di utilizzare sempre lo stesso pc, avere i preferiti in un posto sempre raggiungibile è certo molto utile.
C’è inoltre tutto il discorso della condivisione che non è di poca rilevanza. Ho passato ore a sfogliare i links segnalati da altre persone, trovo giusto, interessante e corretto mettere a disposizione pure i links di mio interesse.
In fondo che cos’è il cyberspazio se non un luogo di comunicazione e condivisione?
Questo strumento ha inoltre una peculiarità che lo rende molto più usabile rispetto al classico segnalibro di Firefox, vi è infatti la possibilità di assegnare dei Tag ai links segnalati, permettendo quindi di vederli divisi per categorie e per quantità rispetto alle categorie stesse
Se siete curiosi di vedere il mio bookmarks, collegatevi qui:
Qui invece trovate la pagina principale del progetto e a quest’altra ulteriori informazioni
Segnalo inoltre che sul forum di Auto Aiuto c’è uno spazio appositamente dedicato a questo argomento
Riprendo le sezioni [libri] e [rassegnati] parlando della mia ultima lettura. In ogni caso nessun rimorso di Pino Cacucci è un romanzo che ricostruisce la biografia di Jules Bonnot: operaio, soldato, autista, bandito e anarchico francese.
Un romanzo nel quale i personaggi citati sono realmente esistiti, come pure i fatti che vengono narrati, ma che l’autore fa fatica a definire "storico" perché la Storia con la esse maiuscola viene scritta dai vincitori, mentre i protagonisti di questa storia sono persone che alla fine hanno perso tutto, tranne forse la cosa più importante: la dignità che però, ieri come oggi, sembra essere l’ultima delle qualità per passare alla Storia.
Ho trovato molto interessante questa biografia "romanzata". Come sottolineato dall’autore i dialoghi e alcune ambientazioni che fanno da contorno alla vicenda sono di pura fantasia e sono serviti a colmare i vuoti lasciati dalle cronache. Non per questo nella lettura non ho apprezzato le parti biografiche che caratterizzavano il personaggio principale. In fondo qualsiasi fatto quando viene riportato subisce una manipolazione (anche se involontaria), quindi nel mio immaginario mi piace pensare a Jules Bonnot, partendo dalla ricostruzione e dal punto di vista riportato da Cacucci nel suo libro.
Un personaggio intrigante, deciso, cinico e romantico al tempo stesso, Jules Bonnot. Ma soprattutto un sognatore coerente con le sue scelte fino alla fine. " Avevo il diritto di viverla, quella feliticà. Non me lo avete concesso. E allora, è stato peggio per me, perggio per voi, peggio per tutti… Dovrei rimpiangere ciò che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti sì, ma in ogni caso nessun rimorso…".
Come scritto nel post precedente, dal 23 al 30 marzo la carovana di Sport sotto l’assedio si è recata in Palestina
Dopo un inizio di carovana contrassegnato dal blocco ad Erez dei militari israeliani che hanno impedito ai 101 atleti di entrare nella Striscia di Gaza, il proseguo del viaggio nella West Bank caratterizzato da incontri culturali e sportivi ed iniziative è andato alla grande. Almeno così ci hanno raccontato i ragazzi/e del "contingente del Nord" della carovana che abbiamo recuperato all’aereoporto di Linate.
Tanti i ragazzi/e con i quali avevo fatto la carovana dell’anno scorso o che conoscevo perché durante il campionato sono saliti ad Ambrì a farci visita, molti pure quelli che non conoscevo e con i quali spero di condividere carovane future.
Quest’anno come detto non ho potuto partecipare alla trasferta e mentre in medio oriente la carovana portava il suo apporto e la sua solidarieta per sostenere la tenacia ed il coraggio di chi continua ad allenarsi, correre, confrontarsi e giocare sotto il peso di un assedio militare, io giocando a calcio su un campetto locale mi sono fatto male ad una caviglia ed ora sono "stampellato". Mannaggia lo sport mi verrebbe da dire:)
Prosegui la lettura…
Mentre qui in Svizzera l’attenzione si sta focalizzando sugli ormai prossimi europei di calcio, in Palestina, lontano dai riflettori massmediatici e su campi decisamente meno ambiziosi e conosciuti 101 calciatori militanti stanno cercando in questi giorni di portare la loro solidarietà al popolo palestinese.
Due concezioni diametralmente opposte di concepire lo sport. Da una parte chi prendendo a pretesto "lo sport" cercherà di capitalizzare in termini monetari il più possibile e ha già colto l’occasione per introdurre nuove leggi che serviranno a reprimemere qualsiasi tipo di dissenso e di critica. Dall’altra chi vede nello sport uno strumento educativo di incontro, di confronto e di crescita oltre che a strumento di prevenzione e tutela della salute.
L’esperienza vissuta l’anno scorso in carovana è stata veramente molto toccante ed arrichiente dal profilo umano e culturale, grazie agli incontri con i palestinesi e quanto ci è stato concesso di vedere nei dieci giorni trascorsi tra la Striscia di Gaza e la West Bank [qui alcune riflessioni che ho scritto l’anno scorso al mio ritorno dalla carovana: Striscia di Gaza – Gerico – Gerusalemme]
Alla carovana di quest’anno (dove per il secondo anno consecutivo è presente pure un contingente svizzero… bella bossa!!!), che è partita sabato scorso è stata impedita ieri l’entrata nella Striscia di Gaza dal check point di Eretz. La motivazione fornita dai militari israeliani riguardava presunti motivi di sicurezza… come se agli israeliani fregasse qualche cosa delle persone intenzionate a solidarizzare con quel milione e mezzo di palestinesi che vivono in quel fazzoletto di terra di nemmeno 360 Kmq circondato da un muro vergognoso che rende a tutti gli effetti quella terra una prigione a cielo aperto.
Qui di seguito il comunicato della carovana, mentre qui sono disponibili le foto dell’attesa ad Eretz, qui una corrispondenza audio, qui una breve presentazione della campagna e qui il programma della carovana 08
Maggiori informazioni sul sito di Sport sotto l’assedio oppure quello di Jalla
DIVIETO DI GIOCARE
Israele si permette ancora una volta di vietare di giocare una semplice
partita di pallone.
La delegazione di 101 atlete e atleti di Sport Sotto l’assedio sbarcata in
nottata in Palestina e giunta alla frontiera "illegale" di Erez all’alba si
vedeva negare per pretestuosi motivi riguardanti la nostra "sicurezza"
l’entrata a Gaza, l’unica sicurezza che il governo israeliano vuole e’
quella di poter continuare a perpetrare la sua politica di occupazione
criminale.
Di nuovo la popolazione di Gaza rimane isolata e delusa nella sua prigione
a cielo aperto: le ragazze della squadra dell’Universita’ di Al Aqsa hanno
atteso invano le loro compagne e compagni italiani fermati alla frontiera
di Erez. Qui la carovana per 5 ore si e’ presentata davanti ai cancelli
come era programmato e richiesto ormai da tempo, visto il primo diniego si
e’ cercato addirittura un compromesso, quello di far entrare soltanto una
delegazione…NIENTE DA FARE l’ottusita’ israeliana non ha voluto scendere
a nessun patto, anzi si e’ dimostrata in tutto il suo misero splendore nel
cercare di vietare l’improvvisata partita di calcio fuori dal checkpoint e
le colorate e sonore proteste messe in campo dalla carovana.
Dopo questo episodio di "normale amministrazione" da parte di Israele che
stamattina abbiamo vissuto in prima persona, ma che quotidianamente
colpisce le vite dei Palestinesi che vivono a Gaza, adesso rimettiamo la
palla al centro : da domani al via le altre iniziative di sport e
solidarieta’ in programma, alle atlete di Gaza la promessa che nessun
divieto ci fermera’, ci incontreremo al piu’ presto in Italia o a Gaza per
parlare il linguaggio universale dello sport, dell’incontro e della
cooperazione dal basso.
L’ansia che il tam tam sicuritario suscita nelle persone trova sempre più spazio sui mass media. O meglio, nella realtà in cui vivo sono molto spesso giornali, telegiornali e i meanstream in generale che con il loro martellamento mediatico creano questo sentimento di paura e di bisogno di maggior sicurezza.
Probabilmente fatti di cronaca e media agiscono per reciproca influenza e si autoalimentano in una voragine nella quale purtroppo faccio fatica a vedere uno spiraglio d’uscita…
Prosegui la lettura…
Copio un articolo che ho scritto per euro08.noblogs.org diario da un paese nel pallone. Qui il link diretto all’articolo originale.
Nel corso degli anni la macchina economica che è penetrata pure nel
mondo dello sport ha portato le società sportive a configurarsi sempre
più come vere e proprie imprese economiche. Squadre quotate in borsa,
contratti miliardari con sponsor e televisioni, giocatori pagati a peso
d’oro.
Il business dello sport moderno sta avendo ovvie ripercussioni pure sul
modo di fruire e concepire dei momenti di aggregazione come quello di
andare allo stadio. Le partite si guardano principalmente alla
televisione, la vittoria della propria squadra del cuore oltre ad un
istante di effimera felicità potrebbe regalare una corposa vincita
proveniente dal curcuito delle scommesse (a volte clandestine a volte
legali, a dipendenza se è lo stato o meno a promuoverle).
Cambia anche il modo con cui le società sportive guardano al loro
pubblico: non più e non solo come appassionato tifoso ma soprattutto
come potenziale consumatore. Lo sport inteso quindi come fonte di
guadagno, un’entità che entra a far parte a tutti gli effetti delle
logiche di mercato e come tale necessita di proprie e specifiche
strategie di marketing e di gestione.
Tra i vari aspetti legati a questo cambiamento nella concezione dello
sport, vi è pure quello logistico ed infrastrutturale. Questa nuova
concezione di manifestazione sportiva ha quindi portato alla necessità
di un ripensamento e di una riprogettazione dei luoghi tradizionali in
cui l’evento sportivo viene fruito: lo stadio.
Lo stadio da luogo di socializzazione, svago ed incontro diventa luogo
di intrattenimento totale in cui la partita diventa semplicemente una
delle tante attrazioni che questa infrastruttura offre e di cui lo
spettatore-consumatore può usufruire.
Mentre fino ad un decennio fa lo stadio veniva inteso come luogo di
socializzazione, ora per manager e dirigenti la manifestazione
sportiva, come qualsiasi altro soggetto economico, deve essere
fruttuosa in termini monetari.
Prosegui la lettura…
Rieccomi!
Certo che tornare a scrivere su questo blog dopo mesi di assenza non è sicuramente sinonimo di costanza e regolarità, ma tant’è… meglio tardi che mai:)
In questo periodo mi sento particolarmente creativo, ho pure deciso di rivedere il template del blog. Quello di prima non mi dispiaceva ma avevo voglia di un look nuovo ed inoltre, per caso, mi ero accorto che usando Internet Explorer qualcosa non funzionava nella visualizzazione delle pagine del blog.
Mi piace così pulito e senza troppi sfronzoli. Nei prossimi giorni magari cambierò un po’ i colori e farò delle piccole aggiunte.
Se qualcuno ha qualche consiglio o suggerimento mi scriva: leo[at]autistici[dot]org
A presto:)
Appunti su hackit_07
Come avevo anticipato in questo post, lo scorso week end mi sono recato a Pisa per partecipare all’hackmeeting.
È stata la mia prima esperienza ad un incontro di questo genere e ne sono rimasto entusiasta! Bel posto, bella gente, seminari e chiacchiere molto interessanti!
Quello che mi ha spinto a recarmi a Pisa è stata in primo luogo la curio
sità. Una curiosità che è nata nell’uso quotidiano, sia a scopo ludico che lavorativo, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e che mi ha portato ad un susseguirsi di domande e dubbi su questi artefatti tecnologici e sul loro uso.
Gestire se stessi e la propria vita ed avere gli strumenti per farlo non credo che debba essere una prerogativa di una categoria di persone specifica, ma riguarda tutti ed è un’attitudine più che mai necessaria. Infatti "leggi sulla privacy informatica e interventi di censura più o meno repressivi sono sempre più presenti nell’attualità politica, tutto il mondo parla di proteggersi e sicurezza ma nessuno si interroga su che cosa davvero ci possa fare male. Queste sono questioni che riguardano tutti, ma che la maggior parte di noi vive con indifferenza, senza capire davvero cosa succede, senza farsi troppe domande, accettando che la tecnologia cresca, migliori, si sostituisca, ci aiuti sempre più, si faccia compare secondo un percorso lineare in cui tutto è scontato e determinato".
In un contesto sociale come quello appena descritto dove i soggetti agiscono sempre più come passivi consumatori di tecnologia, benvengano incontri come questo dove si riuniscono persone che invece nei confronti della tecnologia si pongono dubbi e domande. È stato veramente stupendo essere a Pisa assieme ad altre centinaia di persone con le quali il minimo comun denominatore era l’attitudine curiosa e critica mossa dalla voglia di mettere le mani in pasta. Se come ha scritto Castells, "la cosa meravigliosa della tecnologia è che la gente finisce per impiegarla per qualcosa di diverso da ciò che era previsto in origine", questo è dovuto soprattutto a tutte quelle persone che agiscono grazie ad una "passione curiosa".
Ed è pure importante che dietro a quest’attitudine ci sia una motivazione politica perché come dice bene blicero "la differenza tra l’essere raggiunti dal e il conquistare il contesto in cui ci si muove sta tutto nella dimensione delle sfumature e della prospettiva". E queste sono giocoforza politiche…
Per me, la tecnologia è un mezzo, non un fine. Un mezzo potentissimo il cui emblema è rappresentato dal cyberspazio, un ambiente virtuale che mette in comunicazione i computer di tutto il mondo in un unico network che permette agli utenti di interagire tra loro. Uno spazio virtuale nato libero che però, come spiegato da Andy Müller-Maghun, nel suo intervento ad hackit è messo in pericolo perchè "assistiamo ad un uso indiscriminato delle tecnologie di controllo e di profilazione, da parte dei governi e delle coporations che non possono che prefigurare cupi scenari, di tecnocontrollo e precrimine".
La necessità e l’importanza di questo appuntamento sono pure testimoniati dalle trame e dalle relazioni incredibili sorte negli anni precedenti e che hanno dato vita a progetti di importanza fondamentale per il movimento quali ecn, autistici/inventati ed indymedia. In attesa del prossimo hackit speriamo che altre campagne ed infrastrutture alternative possano nascere e svilupparsi.
Alla prossima
Le immagini si riferiscono al Lanspace ed al cortile di Rebeldia e sono state prese da qui e qui
…un successo così grande che Microsoft ha deciso che Windows XP sarà disponibile fino al 30 giugno 2008, quindi a ben 18 mesi dal rilascio di
Windows Vista.
Come riportato da
Seattle Times, la nuova decisione è stata presa in seguito a non poche
pressioni da parte della clientela.