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Carovana di Sport sotto l’assedio – report Gerico –

18 Aprile 2007
La tristezza è un po’ negli occhi di tutti/e quando giunti nuovamente al check point di Eretz ci tocca salutare i compagni e le compagne palestinesi. Prima di addentrarci nel tunnel gli dedichiamo un ultimo coro. È questo il nostro modo per ringraziarli per i 5 intensi e stupendi giorni che ci hanno fatto vivere.
Dopo circa 4 ore di attesa e minuziosi controlli riusciamo ad arrivare dall’altra parte del muro dove ad attenderci c’è un bus che ci porterà a Gerico.
Durante i controlli al check point, i nostri zaini una volta posti su un tapis roulant scomparivano per  poi riapparire decine di minuti più tardi, in molti casi aperti e con evidenti segni di perquisizioni, senza nemmeno un po’ di discrezione… tanto ora si sa… ad Eretz privacy e diritti non sono di casa… Ma quello che personalmente mi ha colpito di più è stato il fatto di essere sistematicamente sottoposto ad un marchingenio degno dei migliori film di fantascienza.
Credevo che esistessero veramente solo nei film i tubolari verticali nei quali si entra e una voce metallica ti da le istruzioni che sono quelle di metterti a gambe divaricate, con le braccia belle tese, così da formare una x con il corpo e rimanere immobile fin quando il tubolare non ha terminato il suo secondo giro.
Mi sono dovuto ricredere, questi marchingeni esistono pure ad Eretz e purtroppo, quasi sicuramente, pure in altri schifosi posti come questo.

Ho voluto soffermarmi brevemente su queste situazioni perché credo che siano particolari di grande importanza. Perché queste cose i mainstream non le raccontano. Perché l’occupazione e l’assedio israeliano oltre che essere fatti di un muro vergognoso, di missili e bombe che piovono sulle case dei civili, sono pure composti da tutte queste piccole e grandi umiliazioni quotidiane che esasperano il popolo palestinese.

Una volta giunti a Gerico percepiamo subito che la situazione qui sembra decisamente meno tesa e più tranquilla rispetto a Gaza. Anche il paesaggio è molto diverso. Al contrario di Gaza e di altre città della Cisgiordania come Qalqilya che sono rinchiuse nel muro e controllate pesantemente da Israele, Gerico è una città dai panorami magnifici e che si affaccia sul Giordano.
Impressionante pure il panorama notturno. Al calar del sole, salendo sul tetto dell’ostello che ci ha ospitato per il nostro soggiorno, era possibile scorgere all’orizzonte in modo nitido il confine con la Giordania, le diverse colonie israeliane e gli appostamenti della milizia israeliana.

Per quanto riguarda la parte di viaggio della carovana nella West Bank, la decisione è stata quella di rimanere fermi in un luogo, Gerico appunto, e fare il possibile per far confluire al centro sportivo di questa città i ragazzi provenienti dai campi profughi di Hebron, Jenin, Ramallah, Qalqilya e Deheishe.
La decisione di questa scelta non è stata casuale, gli spostamenti per la popolazione palestinese sono estremamente difficoltosi e questo impedisce di fatto anche il normale svolgimento delle attività sportive. Attraverso l’organizzazione di un grande evento al quale sono stati invitati decine di giovani sportivi e sportive palestinesi, si è voluto denunciare e contrastare questa disumana politica che viola i più elementari diritti umani.
Durante i tre giorni passati con i ragazzi dei campi profughi, nonostante alcuni problemi comunicativi dettati dal fatto che non tutti i ragazzi parlassero inglese, abbiamo avuto l’opportunità di interloquire ed ascoltare le loro tragiche storie. Tragiche storie come quella di un ragazzo del campo profughi di Jenin, al quale circa un anno fa i militari israeliani hanno ammazzato per strada il fratello sedicenne…
Al centro sportivo erano pure presenti le ragazze della squadra femminile di calcio di Gerico. Ci hanno raccontato che la maggior parte di loro sono cristiane, giocano con i pantaloncini corti e t-shirts. Altre sono mussulmane, portano invece velo, tuta e maniche lunghe. Giocano nella stessa squadra e ci confermano che l’appartenenza a religioni o a partiti politici palestinesi differenti, non è mai stato causa di problemi. Lo è invece la presenza invasiva dell’esercito israeliano che impedisce o limita al massimo i loro spostamenti costringendole, quando va bene, a trascorrere ore ed ore nei posti di blocco per degli spostamenti anche brevissimi.
Di questa insopportabile situazione ne abbiamo avuto l’ennesima conferma l’ultima sera del nostro soggiorno a Gerico, quando avrebbe dovuto raggiungerci una militante della campagna internazionale Stop the Wall che però non è riuscita ad arrivare.
Bloccata ad un check point israeliano, ancora una volta…

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  1. 20 Aprile 2007 a 15:43 | #1

    Uetti “e alora?”!
    Un plauso a te e a tutt* quell* che si sono sbattuti per l’organizzazione della carovana:)
    A presto, ciaoooo

  2. E alora?
    19 Aprile 2007 a 16:44 | #2

    Uetti, ho letto con piacere i tuoi articoli, li ho trovati molto interessanti!

    Fa giudizi

  3. 19 Aprile 2007 a 0:27 | #3

    Ciao leo,

    ho leggiucchiato un pò il tuo blog e trovo che i contenuti siano davveri interessanti. Non ti conoscevo da questo punto di vista (cioé, non sapevo che eri così dentro in queste cose!), bravo!
    Continua così, tornerò a leggerti (quando avrò meno cose di scuola da fare…ehehe).

    A next week, ciao!

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