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Archivio per la categoria ‘Libri’

[Libri] Settanta

12 Luglio 2009 Commenti chiusi


Ho appena terminato di leggere Settanta di Simone Sarasso. Aspettavo  l’uscita di questo libro con trepidazione dall’anno scorso, da quando, più o meno in questo periodo, lessi Confine di stato.

Settanta è il secondo volume della "triologia sporca" con la quale Sarasso ripercorre e romanza la storia italiana dal dopoguerra fino a tangentopoli.
Questo secondo volume è dedicato al decennio più buio e violento della storia della repubblica: gli anni settanta.

Come scritto nella splendida postfazione, nel romanzo non c’è la Storia pura, piuttosto un’inestricabile mescolanza di Storia e finzione. Anche perché raccontare la "vera" storia degli anni settata in Italia è pressoché impossibile. Nel libro infatti ci sono degli escamotage narrativi avulsi da qualsivoglia documentazione storica, che però sono serviti per tessere e rafforzare la trama: le stragi di stato, Italicus e stazione di Bologna, ad esempio, non sono bombe messe per uccidere i potenti di turno, scampati ad esse solo per un caso fortuito, questa è soltanto una "licenza" che ha reso l’evento più funzionale al racconto. Il contesto nel quale queste vicende sono narrate però è verosimile: un paese marcio, purulento, come quello descritto nel libro non è infatti molto dissimile da quello putrido in cui vivevamo.
Il mondo fasullo descritto nel romanzo non è lontano nei colori, nelle sensazioni e nelle paure degli anni di piombo. Il punto di forza di questo libro trovo stia proprio nel fatto che durante la lettura è percepibile l’odore di cordite e sangue rappreso dalla guerra sotterrnaea che per un decennio ha martoriato l’Italia, facendo respirare quest’aria anche a chi, come me, in quegli anni non era ancora nato.

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Riprendere il filo

11 Giugno 2009 Commenti chiusi

 

Nell’ultimo mese ho dedicato all’ambito lavorativo la maggior parte del tempo che solitamente trascorro leggendo, informandomi ed oziando.
Quando si frequenta una formazione e nel contempo si hanno pure due lavori trovare il tempo per se stessi e per i propri interessi, in alcuni momenti, non è per niente evidente.
Il peggio comunque dovrebbe essere passato e mi sembra di essere uscito incolume da questo tour de force.

In questo periodo sono sorte iniziative molto interessanti. Fra tutte la ridefinizione di Scatola Nera che è diventato un podcast multimediale. All’indirizzo http://scatolanera.noblogs.org sono già presenti molte registrazioni. Sono inoltre state organizzate due serate di informazione sull’estensione della legge antihooligans (la registrazione della serata è presente su scatolanera).
Per quanto riguarda il futuro prossimo il 13 giugno al csoa ci sarà una serata di autofinanziamento per il summercamp di sport sotto l’assedio, il week end del 20-21 hackmeeting a Milano e la settimana successiva l’indymeeting svizzero in Ticino. Nel mentre dovrò anche iniziare il mio penultimo periodo di servizio civile che si protrarrà fino alla fine di agosto.
Appuntamenti che sono sicuro forniranno spunti interessantissimi. Spero solo di riuscire a cogliere tutti questi input:)

Per quanto riguarda la lettura ho letto Bravo Brandelli di Andrea Ferrari. Si tratta della seconda saga del detective milanese Andrea Brandelli che, con l’aiuto di un migrante incontrato nel libro precedente, ha il compito di individuare la misteriosa persona che sta minacciando una ballerina della Scala di Milano.
Ho inoltre avuto l’opportunità di ascoltare al pacì Gran Torino con una mitica performance dei due autori; Philopat e il Duka.
Ora sto terminando di leggere Anarchy in the UE di Alex Foti, interessante panoramica dei movimenti pink, black e green.
Il prossimo libro sarà il secondo libro della triologia sporca dell’Italia di Simone Sarasso: Settanta.

Augh!

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[Libri] Milano A. Brandelli

12 Aprile 2009 Commenti chiusi


Ho appena terminato di leggere il primo libro di Andrea Ferrari, giovane scrittore milanese.
Si tratta di un bellissimo noir ambientato nella metropoli lombarda il cui personaggio principale si chiama Andrea Brandelli, da cui il gioco di parole nel titolo del libro: "Milano A. Brandelli".

Andrea Brandelli, è un detective privato anomalo per chi è abituato a leggere le avventure di Montale nei libri di Izzo, oppure dell’Alligatore nei libri di Carlotto: non fuma, non beve, preferisce il giorno alla notte ed è laureato. L’unica cosa che accomuna Brandelli agli altri due personaggi riguarda i rapporti sentimentali problematici, che però nel caso del detective milanesi sembrano avere un epilogo promettente.
Come detto il personaggio principale del libro è Brandelli, ma la vera protagonista non poteva essere che Milano con la quale il detective ha un rapporto al limite del morboso. La ama e non riesce a tradirla facendo a meno di lei. Una città protettiva e umida, con il suo inconfondibile grigio così accogliente e così uniforme", che Brandelli attraversando le sue vie e i suoi quartieri la vive e al contempo la fa vivere.

Nel libro oltre al territorio su cui si snoda la trama c’è un altro aspetto che mi ha colpito e trovo particolarmente interessante. Riguarda il rapporto che Brandelli ha con il suo lavoro, ma che sono sicuro potrebbe essere estesa a moltissime altre categorie. Questa condizione mi sembra ben rappresentata dall’ultimo paragrafo del libro:
"Pensava sempre che la gente andando da lui finisse in un certo senso di vivere. Stavolta, aveva davvero contribuito ala fine di una vita.
Da domani sarebbe toccato alla signora Buonocore.
Vaffanculo Brandelli."


– Guarda la videointervista ad Andrea Ferrari

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[Libri] Milano è un’arma

7 Aprile 2009 Commenti chiusi


Ho appena terminato di leggere Milano è un’arma, libro che ha vinto il premio Belgioioso come miglior noir pubblicato da una piccola casa editrice.
La casa editrice in questione si chiama Eclissi. Sfogliando nel suo catalogo ho trovato diversi libri di genere noir che mi intrigano molto e che certamente finiranno nella lista dei prossimi libri da acquistare.

Ritornando a "Milano è un’arma", il libro è certamente di piacevole lettura e la trama molto intrigante e ben strutturata. È inoltre denso di aneddoti, di descrizioni di luoghi e di persone proprio come piace a me. Durante la lettura riesci a ricostruire l’atmosfera nel quale le vicende si consumano.
Ci sono però dei particolari che personalmente ho trovato un po’ caricaturali. In alcuni casi mi è sembrato che l’autore abbia voluto fare un potpurri di situazioni che Milano e non solo hanno veramente vissuto, ma in contesti differenti.
Ad esempio nel libro durante il racconto delle cariche da parte della polizia contro i manifestanti che presidiavano l’ospedale, saltano fuori corazze fatte di gomma piuma e bottiglie di pet. Chiari riferimenti a Dax e alla mattanza degli sbirri al San Paolo e al G8 di Genova per quanto riguarda le "armature". Due avvenimenti che miscelati in questo modo onestamente ai miei occhi hanno reso il racconto in alcuni suoi passaggi poco credibile. Stesso discorso vale per la scazzottata tra fasci e persone che partecipavano ad una critical mass che nel libro termina con ben 23 morti.
Come scritto nelle avvertenze però il libro, pur prendendo spunto da fatti realmente accaduti, è di pura fantasia quindi forse sono io che ho sbagliato l’approccio alla lettura immedesimandomi troppo nelle scene narrate e facendo riferimento a situazioni conosciute.

Il libro come detto mi è comunque piaciuto e ne consiglio vivamente la lettura.

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[Libri] Roma K.O.

23 Marzo 2009 Commenti chiusi

Dopo le narrazioni su Milano in "Costretti a sanguinare", la protagonista dell’ultimo libro che ho letto è Roma, raccontata in un romanzo d’amore, droga e odio di classe.

Il libro si apre con una vicenda urbana contemporanea, la rivolta contro il sindaco V. che vuole sgomberare i seimila abitanti di Corviale, che ha subito danni strutturali, in una tendopoli di Cinecittà. La rabbia degli sfollati sfocia nell’occupazione e nell’esproprio proletario dei prodotti più disparati di un grande magazzino seguita dalla successiva reazione delle forze dell’ordine.

In questo contesto si riincontrano il Duka, militante romano di lunga data e Gerardo giornalista free lance ex-compagno e pusher di coca.
Gerardo, alla ricerca di stimoli per i suoi articoli decide di registrare il Duka in una sorta di intervista narrativa. Le storie del Duka coprono vicende lontane, disparate, eppure risonanti – la nascita del tifo organizzato nella curva romanista, i primi rave party a Ibiza, il punk e la new wave, il Chiapas pre-insurrezione, Amsterdam, i Paesi Baschi, i primi centri sociali fino ad arrivare al G8 di Genova.
Un libro con un inizio ed una fine che ti spiazzano, ma paradossalmente la parte che mi è piaciuta di più è proprio quella centrale, dove il Duka, vera e propria memoria storica del movimento, racconta la street life romana.

Ho trovato parecchie analogie tra "Costretti a sanguinare" e "Roma K.O.".
Anche se ambientati in città diverse e quindi in differenti contesti, le dinamiche narrate hanno evidenti legami e gli intrecci tra vari personaggi non si contano.

Un viaggio disincantato, ironico e a tratti amaro, nella cultura underground capitolina, che vale certamente fare.

::Links::
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[Libri] Costretti a sanguinare

18 Marzo 2009 Commenti chiusi


Premetto subito che il libro mi è piaciuto molto. Un romanzo che parla dei punk e di moltissimi aspetti legati a questo mondo di cui onestamente ignoravo il legame. Do It Yourself, antimilitarismo, politica, movimenti extraparlamentari, gli anarchici del Ponte della Ghisolfa, comunicazione indipendente, femminismo. E poi accenni a Primo Moroni e alla Calusca.

Leggere un libro sull’underground milanese in un periodo così importante per questa città che nel suo desolante contesto asettico e di triste grigiore ha visto la riconquista del Cox 18 e si sta organizzando per ospitare (forse) l’edizione annuale di hackmeeting mi fa immergere in un’empatia che mi spinge a ricercare in rete tutto il materiale possibile sul Virus, sulle varie librerie, sullo stesso Philopat e Gomma, sugli Hcn e la scena punk italiana. E mi fa pure sperare che questi spiragli di luce siano il segnale di un passato non ancora assopito e che lentamente si sta riaffacciando sulla scena metropolitana.

Il titolo del libro, Costretti a sanguinare, è stato ripreso da una canzone dei Germs, gruppo punk statunitense della fine degli anni 80.
Molto particolare è lo stile con il quale Philopat comunica. Il romanzo è scritto con uno stile narrativo, senza punti né virgole, che lo rende frenetico, graffiante e soprattutto diretto. Un racconto vero che ti prende e che prende in considerazione aspetti controversi ma secondo me molto importanti come ad esempio la relazione con le droghe che se per alcuni rappresentano un mezzo, per altri sempre più finiscono per diventare il fine unico.
Legato a questo aspetto interessantissime sono le considerazioni sul concetto del "No Future" e della sua evoluzione nel corso degli anni. "Il No Future così come lo avevamo inteso fino ad allora non significava più un punto di arrivo ma un punto di partenza, non una negazione delle possibilità ma un "viviamo il presente" nella sua forma più decisa o, meglio ancora, come un rifiuto del futuro borghese e il tentativo di crearci un futuro "nostro", che concretizzasse, rendesse stabile e ampliasse quell’alterità radicale di cui si era tanto sognato. […] allora non avevamo capito, ma l’investimento dei desideri all’interno della nostra pratica politica quotidiana inconsciamente già la praticavamo. Credo sia questo il motivo per cui due o trecento soggetti radicali in tutta la città sono stati in grado di lanciare delle pratiche e dei messaggi che ancora oggi vengono condivisi da migliaia di persone".

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[Libri] Zodiac. Un giallo ecoterrorista

11 Marzo 2009 Commenti chiusi


In questi giorni ho letto Zodiac di Neal Stephenson, un giallo che ha come protagonista Sangamon Taylor, un ecologista che assieme ad altri attivisti compie azioni dimostrative e veri e propri sabotaggi contro le aziende inquinanti (i veri ecoterroristi…).
La storia è ambientata principalmente nella baia di Boston dove S.T. si aggira con il suo zodiac (quei gommoni con il motore fuoribordo) cercando di scoprire i responsabili e le cause della presenza di una sostanza super tossica nel mare.

È la prima volta che leggo un libro di Stephenson. Su wikipedia viene definito "un autore di fantascienza". Questo libro di fantascientifico ha ben poco e la storia narrata purtroppo rispecchia una triste realtà.

La lettura è stata abbastanza gradevole anche se onestamente la descrizione del protagonista e di alcuni altri personaggi in certi passaggi mi è sembrata un po’ caricaturata. Inoltre ho sempre fatto un po’ di fatica a leggere i libri della Shake (fino ad ora: L’occhio nella piramide, Cyberpunk e questo). Le pagine mi sembrano troppo dense a causa del font e del carattere utilizzato. Ma questo probabilmente è un problema mio…:)

Di Stephenson prossimamente leggerò sicuramente Snow Crash la cui trama, da quello che ho potuto leggere, mi intriga molto.

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Il lato oscuro di Google

3 Marzo 2009 2 commenti

di Om e Leo, pubblicato su Voce Libertaria
di marzo ’09

Apro la pagina di Google, digito "voce
libertaria", clicco "cerca" ed in una frazione di secondo mi
appaiono 4’623 risultati. Sbalorditivo pensando che il giornale che ospita
questo articoletto, non ha nemmeno un sito web.

Il punto G
Google è il motore di ricerca più conosciuto ed utilizzato nel mondo e
rappresenta, per quasi tutti noi, il punto di accesso con internet. Nonostante
la continua crescita di Google esso non riesce ad indicizzare tutto quello che
è realmente presente nel web, la nostra ricerca è quindi circoscritta solo ad
un numero limitato di fonti. Le informazioni presenti nella rete, per arrivare
fino a noi, vengono trovate (e quindi selezionate attraverso dei filtri) dal
complicato e segreto algoritmo chiamato PageRank che organizza la ricerca in
Google. Si stima che il 70% di tutte le ricerche su internet passino da li. Per
rendere più chiaro l’agire di questo algoritmo possiamo immaginarcelo come
fosse il bibliotecario che, ad una mia richiesta, attinge da un’amplissima
biblioteca i testi che ritiene più opportuni e me li presenta nell’ordine che
ritiene migliore. È per questo che se provo a cercare sulla pagina cinese di
Google "Tien A Men" i risultati che mi appariranno saranno
diametralmente diversi da quelli che troverei se facessi la stessa richiesta
(in gergo una query) ad altre pagine di Google nel mondo. In pratica il
"bibliotecario" cinese è stato istruito per non consegnarmi le
informazioni che il governo ritiene "scomode".

Dietro la sobrietà dell’interfaccia
L’accesso diretto, senza mediazione, alla mole d’informazione presente sul web
è assolutamente impossibile, anche solo in via ipotetica: sarebbe come
sostenere di poter sfogliare il Web "a mano". Per questo esistono i
motori di ricerca, per filtrare la complessità della rete e fungere tra noi e
l’informazione, risolvendo delle ricerche.
Tuttavia, anche se i database di Google sono enormi, non potranno mai essere
completi e totali, indipendentemente da quanto tempo, denaro e tecnologie si
investano. È assurdo pensare di poter conoscere, o più banalmente copiare e
catalogare, tutto Internet: sarebbe come pretendere di conoscere l’interezza di
un mondo vivo e in costante mutamento. Dobbiamo quindi tenere sempre ben
presente che i risultati delle nostre ricerche sono ben lungi dall’essere
"oggettivi".
Le ricerche di Google sono il risultato di una delega: uno strumento in grado
di offrirci la possibilità di trovare "qualcosa" di utile e
interessante tra le molte risorse contenute nel suo patrimonio, che viene
spacciato per la "totalità" del Web. Vengono però completamente
sottaciuti i limiti di queste luccicanti offerte: ciò che è assente dal
patrimonio, o ciò che è presente solo in parte e, soprattutto, tutto quello che
è stato "scartato".
Viene quindi evidenziato uno spinoso problema etico e politico sulla gestione
delle informazioni: quale soggetto può garantire la correttezza di un’azienda
che, per quanto "buona", ha come obiettivo primario il profitto?
Prosegui la lettura…

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[Libri] ACAB di Carlo Bonini

27 Febbraio 2009 Commenti chiusi

Ho appena terminato di leggere "ACAB" del giornalista di Repubblica Carlo Bonini (quasi una media di un libro al giorno durante queste ferie:)).
Il titolo del libro prende spunto dal famoso acronimo che a quanto pare è comparso per la prima volta come titolo di una canzone dei The 4-Skins (gruppo punk-oi! attivo tra la fine degli anni ’70 ed i prmi anni ’80. Gruppo dichiaratamente apolitico ma altrettanto esplicitamente antirazzista). Per maggiori informazioni sul significato e le origini dell’acronimo ACAB leggete questo post di alieno.

Il libro partendo dalle storie di tre agenti della celere (tra i quali Michelangelo Fournier e altri due celerini che rimangono però anonimi dietro i nick di Drago e lo Sciatto) cerca di raccontare l’astio o meglio l’odio delle due opposte fazioni: celerini vs "gli altri", dove gli altri sono manifestanti o ultras, altre volte fasci e in molte circostanze ultras e fascisti assieme.
I fatti principali narrati attorno a questo libro riguardano: l’irruzione nella scuola Diaz, l’omicidio Reggiani e la successiva caccia al romeno, il rimpatrio di alcuni immigrati rinchiusi in un cpt, l’omicidio Sandri e la successiva guerriglia a Roma e per finire con gli scontri di Pianura che hanno visto  coinvolti gli ultras napoletani delle teste matte.

Difficile dare un giudizio sul libro, difficile dire se è equilibrato o meno.
Il libro mostra una ferocia ed una violenza all’interno delle forze dell’ordine che soprattutto dalle mie parti moltissime persone si rifiutano di voler vedere e constatare.
Una violenza da parte delle forze di polizia che, e questo mi sembra emergere solo in modo marginale nel libro, non è (solo) una conseguenza della violenza diffusa nella società ma è frutto di una precisa politica e di una cultura insita nel cameratismo che si diffonde nelle caserme e nei palazzi del potere in generale.

Se questa recensione vi ha incuriosito e volete saperne di più, vi consiglio di leggere pure quella di opinionista e quella di nero.

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[libri] Storie: BR e Calabresi

26 Febbraio 2009 Commenti chiusi

In questa settimana di vacanza mi sono dedicato all’ozio e alla lettura. In modo particolare dopo "Tokyo anno zero" ho letto "Mi dichiaro prigioniero politico" di Giovanni Bianconi e "Spingendo la notte più in là" di Mario Calabresi.
Due libri simili ma allo stesso tempo diametralmente opposti. Simili perché entrambi i libri partendo dall’intreccio di storie personali raccontano e rendono vivi gli anni più controversi della storia italiana. Simili inoltre perché in entrambe le storie gli anni di piombo hanno cambiato le vite delle persone protagoniste dei due libri.
Sono però anche molto diversi perché quegli anni vengono narrati da due prospettive molto differenti: con le storie di 6 militanti delle Brigate Rosse nel primo libro, con il racconto di un figlio che ha perso il padre (il comissario Calabresi) in un agguato nel secondo.

"Mi dichiaro prigioniero politico" non fornisce un quadro organico della storia delle Brigate Rosse, in alcune parti mi sembra un po’ romanzato ma in compenso è di piacevole e scorrevole lettura. Ha inoltre il pregio di raccontare la storia di Maccari (il quarto uomo di Via Montalcini) di cui onestamente non sapevo nulla. Un libro che racconta storie "minori" che però forse è il modo più efficace per delineare il ritratto di un’epoca che tanta gente come me ha conosciuto e sta conoscendo leggendo storie come questa.

"Spingendo la notte più in là" racconta la storia di un figlio che gli anni di piombo l’hanno costretto a crescere senza il padre e con il peso sulle spalle di un cognome come quello che porta.
Il libro intreccia la storia della famiglia Calabresi con quelle di altre famglie vittime di attentati. Quello che più mi ha colpito è la serenità d’animo che traspare dal libro di Mario Calabresi. Un libro intriso di un naturale dolore, ma un dolore composto, mai gridato e molto discreto.

Sia il libro di Giovanni Bianconi, sia quello di Mario Calabresi, dal mio punto di vista, sono due documenti fondamentali per poter capire veramente cos’hanno rappresentato e significato quegli anni per l’Italia.

Da leggere entrambi assolutamente.
À la prochaine:)

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