A Gaza a pallone non si può giocare…
Mentre qui in Svizzera l’attenzione si sta focalizzando sugli ormai prossimi europei di calcio, in Palestina, lontano dai riflettori massmediatici e su campi decisamente meno ambiziosi e conosciuti 101 calciatori militanti stanno cercando in questi giorni di portare la loro solidarietà al popolo palestinese.
Due concezioni diametralmente opposte di concepire lo sport. Da una parte chi prendendo a pretesto "lo sport" cercherà di capitalizzare in termini monetari il più possibile e ha già colto l’occasione per introdurre nuove leggi che serviranno a reprimemere qualsiasi tipo di dissenso e di critica. Dall’altra chi vede nello sport uno strumento educativo di incontro, di confronto e di crescita oltre che a strumento di prevenzione e tutela della salute.
L’esperienza vissuta l’anno scorso in carovana è stata veramente molto toccante ed arrichiente dal profilo umano e culturale, grazie agli incontri con i palestinesi e quanto ci è stato concesso di vedere nei dieci giorni trascorsi tra la Striscia di Gaza e la West Bank [qui alcune riflessioni che ho scritto l’anno scorso al mio ritorno dalla carovana: Striscia di Gaza – Gerico – Gerusalemme]
Alla carovana di quest’anno (dove per il secondo anno consecutivo è presente pure un contingente svizzero… bella bossa!!!), che è partita sabato scorso è stata impedita ieri l’entrata nella Striscia di Gaza dal check point di Eretz. La motivazione fornita dai militari israeliani riguardava presunti motivi di sicurezza… come se agli israeliani fregasse qualche cosa delle persone intenzionate a solidarizzare con quel milione e mezzo di palestinesi che vivono in quel fazzoletto di terra di nemmeno 360 Kmq circondato da un muro vergognoso che rende a tutti gli effetti quella terra una prigione a cielo aperto.
Qui di seguito il comunicato della carovana, mentre qui sono disponibili le foto dell’attesa ad Eretz, qui una corrispondenza audio, qui una breve presentazione della campagna e qui il programma della carovana 08
Maggiori informazioni sul sito di Sport sotto l’assedio oppure quello di Jalla
DIVIETO DI GIOCARE
Israele si permette ancora una volta di vietare di giocare una semplice
partita di pallone.
La delegazione di 101 atlete e atleti di Sport Sotto l’assedio sbarcata in
nottata in Palestina e giunta alla frontiera "illegale" di Erez all’alba si
vedeva negare per pretestuosi motivi riguardanti la nostra "sicurezza"
l’entrata a Gaza, l’unica sicurezza che il governo israeliano vuole e’
quella di poter continuare a perpetrare la sua politica di occupazione
criminale.
Di nuovo la popolazione di Gaza rimane isolata e delusa nella sua prigione
a cielo aperto: le ragazze della squadra dell’Universita’ di Al Aqsa hanno
atteso invano le loro compagne e compagni italiani fermati alla frontiera
di Erez. Qui la carovana per 5 ore si e’ presentata davanti ai cancelli
come era programmato e richiesto ormai da tempo, visto il primo diniego si
e’ cercato addirittura un compromesso, quello di far entrare soltanto una
delegazione…NIENTE DA FARE l’ottusita’ israeliana non ha voluto scendere
a nessun patto, anzi si e’ dimostrata in tutto il suo misero splendore nel
cercare di vietare l’improvvisata partita di calcio fuori dal checkpoint e
le colorate e sonore proteste messe in campo dalla carovana.
Dopo questo episodio di "normale amministrazione" da parte di Israele che
stamattina abbiamo vissuto in prima persona, ma che quotidianamente
colpisce le vite dei Palestinesi che vivono a Gaza, adesso rimettiamo la
palla al centro : da domani al via le altre iniziative di sport e
solidarieta’ in programma, alle atlete di Gaza la promessa che nessun
divieto ci fermera’, ci incontreremo al piu’ presto in Italia o a Gaza per
parlare il linguaggio universale dello sport, dell’incontro e della
cooperazione dal basso.