Appunti personali su Vim
Riformattare lunghezza paragrafi:
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Tutte le info qui:
https://gitlab.com/goobook/goobook/issues/52
e qui:
https://hynek.me/articles/my-mutt-gmail-setup/
sudo apt-get install python-pip
sudo easy_install -U goobook
Se come nel mio caso i permessi non sono corretti:
sudo chmod o+r -R /usr/local/lib/python2.7/dist-packages/httplib2-0.9.1-py2.7.egg/
In ./goobokrc inserire:
email:
password:
E poi da terminale:
goobook authenticate –noauth_local_webserve
Scaricare tutti gli allegati nella directory prescelta
Appunti personali dell’installazione di Debian testing su Lenovo thinkpad X200.
Per svolgere questa operazione e per gestire il software ho dato i provilegi di root al mio utente. su -s e da utente root ho seguito questa guida:
Altro
Da non perdere il servizio di Falo’ di giovedì 8 marzo 2012 (RSI La Uno) di Serena Tinari.
Per la visione in rete, appena sarà disponibile, pubblicherò il link.
Qui il promo che sta passando su La Uno un questi giorni.
<<guarda il video>>
Oltre la curva
Negli ultimi anni, gli “hooligans” hanno conquistato le prime pagine dei giornali svizzeri. Ma è davvero un fenomeno in aumento? L’inchiesta di Falò, realizzata in Ticino e Oltre Gottardo, raccoglie i dubbi degli esperti e dà la parola ai protagonisti. Dai tifosi alla polizia, passando per media, club e avvocati, questo documentario a tinte forti ci fa scoprire che la realtà degli stadi è complessa, ma non tutto è come viene dipinto dai resoconti dell’attualità. Un viaggio avvincente – con molte sorprese – in un mondo poco conosciuto.
Pur avendo letto dei problemi di sicurezza emersi, ho comunque deciso di installare Dropbox sul mio portatile.
Il passi necessari per l’installazione sono ben descritti sul wiki di Archlinux.
Qui le operazioni che ho fatto per la mia installazione:
Installo dropbox da AUR:
yaourt -S dropbox
Installo nautilus-dropbox per integrarlo in nautilus:
yaourt -S nautilus-dropbox
Ho quindi deciso di far partire dropbox come demone, quindi installo dropboxd-userspace:
yaourt -S dropboxd-userspace
Accedo poi al file: /etc/conf.d/dropboxd-userspace.conf e vado a specificare quale utente del computer userà dropbox (nel mio caso leo).
Per avviare il demone eseguo:
/etc/rc.d/dropboxd-userspace start
E per non dover eseguire tutte le volte questa operazione lo aggiungo ai demoni in /etc/rc.d:
DAEMONS=(… @dropboxd-userspace …)
Dropbox e sicurezza:
La sincronizzazione con Dropbox è cifrata, ma tutti i file sono (per il momento) memorizzati sul server come messi nel proprio Dropbox.
Per ovviare a questo problema c’è la possibilità di usare TrueCrypt oppure EncFS. Dal wiki di Archlinux:
“Perché per me l’unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano, come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno Oooohhh!”
Jack Kerouac
Dopo aver letto Inside Wikileaks, Hacker il richiamo della libertà e Codice libero; tre libri riguardanti il connubio tra nuove tecnologie, software libero e libertà di informazione, sono ritornato ai noir. La scelta è caduta sullo scrittore e traduttore cinese Xiaolong, di cui ho già letto Visto per Shanghai, e sul suo ultimo libro edito da Marsilio: Di seta e di sangue.
In questa nuova saga Chen, ispettore capo della polizia di Shanghai, è alle prese con un serial killer incline ai simbolismi. Il mesterioso assassino riveste infatti le sue vittime (tutte ragazze intrattenitrici all’interno di locali) con un qipao (elegante abito della tradizione mandarina), le lascia scalze, senza biancheria intima e le abbandona in strada a distanza di una settimana l’una dall’altra.
Una situazione imbarazzante per la polizia di Shanghai e per il Partito. Shanghai non si è infatti mai trovata davanti a casi di delitti commessi da un omicida seriale: quelle “sono cose che accadono solo in un paese decadente e capitalista come l’America”. Le indagini, suo malgrado, sono affidate a Chen Cao, poliziotto che ha studiato letteratura inglese all’università ed è finito a fare il poliziotto “perché la scelta personale di un lavoro non era possibile nella Cina in cui è cresciuto”.
Nel corso della sua indagine l’ispettore capo Chen tratteggia i cambiamenti avvenuti nella società cinese scovando il movente del killer proprio nel recente passato dell’era Post-mao. Un bel romanzo, pieno di citazioni e proverbi, che serve a scavare nei meccanismi politici e nella società della Cina moderna in preda alla corruzione endemica e ad affrontare la questione bruciante delle ferite lasciate aperte dalla Rivoluzione culturale.
“Mi ostino a vivere perché anche da morto io continui a essere la causa di un disordine qualsiasi”
Sono rimasto senza parole ieri mattina quando in rete è rimbalzata la notizia della morte di Vittorio Arrigoni.
La sera prima, con sgomento e stupore, ero venuto a conoscenza del suo rapimento e, purtroppo, quello che tutti scongiuravano e ritenevano totalmente privo di senso si è avverato nel giro di poche ore.
Leggevo regolarmente il suo blog nel quale testimoniava gli orrori perpetrati da Israele contro il popolo palestinese.
Nei suoi racconti, nelle sue preziose testimonianze, non nascondeva mai gli effetti traumatici e terrorizzanti del vivere assediato in una terra percorsa e percossa dalla guerra. Raccontava con grande semplicità le paure e le tensioni dell’essere bersaglio mobile dei cecchini israeliani o vittima statistica di una bomba piovuta dal cielo.
Un compagno che faceva della solidarietà la sua arma diretta. Una solidarietà messa in atto attraverso la pratica della resistenza non violenta nella quale si riconosceva. Una solidarietà umana, e “restiamo umani” erano infatti le parole che ripeteva quasi come un mantra al termine di ogni sua corrispondenza.
Le nostre strade si sono incrociate nel 2007 quando, con la Carovana di Sport sotto l’assedio, siamo riusciti a varcare il check point di Eretz rompendo l’assedio ed entrando nella Striscia di Gaza. I fotogrammi di quei giorni, degli sguardi delle centinaia di bambini incontrati per strada, dei mutilati dell’ospedale di Alawda e delle macerie del campo di Jabalia sono indelebili nella mia mente. Immagini che, sono sicuro, erano l’energia e la motivazione che dava la forza a Vittorio e agli altri internazionali di lottare con determinazione a fianco del popolo palestinese. E il suo popolo, quello palestinese, ieri gli ha reso omaggio a Gaza City con un corteo al quale hanno partecipato oltre duemila persone.
Con la sua morte si apre una voragine di silenzio su Gaza e la Palestina. Per mantenere vivo il suo ricordo e la causa palestinese spetta a noi continuare a gridare che non c’è nulla di “naturale” in un milione di persone confinate nella piu grande prigione a cielo aperto del mondo, non c’è nulla di naturale in “piombo fuso“, nel massacro della freedom flotilla, nel costante stillicidio di morti feriti e mutilati che Israele produce, bombardando civili con uno degli eserciti più tecnologicamente avanzati del mondo!
Restiamo umani.
Cercheremo di farlo… ciao Vittorio!
Gli articoli di Manolo Luppichini , Germano Monti e Giuliana Sgrena sulla morte di Vittorio Arrigoni apparrsi oggi [16 aprile 2011] su il manifesto.
Gaza: Restiamo Umani (intervista a Vittorio Arrigoni) – parte 1
Gaza: Restiamo Umani (intervista a Vittorio Arrigoni) – parte 2
La regione nella quale abito è in piena campagna elettorale. Tra santini, dibattiti e quiz televisi dai contenuti uguale a zero e lettere ai giornali da parte di pseudo candidati che sembrano i componimenti che facevo alle scuole elementari, la convinzione di non andare a votare è sempre più forte.
L’apice però l’ho raggiunto oggi, quando un direttore di una scuola cantonale si è permesso di inviare una scheda di presentazione della sua
candidatura al Gran Consiglio agli indirizzi e-mail tutti i docenti e collaboratori delle scuole cantonali utilizzando la rubrica dei docenti del cantone(3745 contatti!).
Probabilmente con la mia risposta alla sua richiesta di voti da parte di quelli che lui definisce “colleghi” mi sono giocato il posto in quella scuola. Mi sarebbe bastato cestinare il messaggio, ma oggi il vaso era colmo.
Egregio Signor xxx,
in riferimento alla sua e-mail di candidatura in Gran Consiglio per le elezioni del 10 aprile prossimo, mi permetto di dissentire dalle modalità con le quali ha deciso di esprimere e diffondere le sue motivazioni.
L’account di posta elettronica e la relativa rubrica fornita a tutti i docenti delle scuole cantonali è uno strumento di lavoro e di comunicazione disciplinato da un regolamento che ne consente l’utilizzo a scopi privati solo a determinate condizioni. Tra queste, quella che il messaggio non abbia finalità di propaganda (vedi regolamento allegato, punto 2 del capitolo uso e sicurezza).
Il suo è un chiaro messaggio di propaganda elettorale e, come tale, viola le condizioni d’uso di questo strumento. Personalmente non avrei nemmeno ritenuto
necessario ribadire per iscritto simili regole di rispetto reciproco che per un docente dovrebbero essere ovvie, ma, a quanto pare, ha avuto ragione il Dipartimento nel non ritenerle scontate.
“Nel rispetto e con rispetto” recita lo slogan che accompagna la sua immagine sul volantino. La inviteri quindi ad essere coerente e a proseguire
la sua campagna “nel rispetto” delle regole e, soprattutto, “con rispetto” dei suoi interlocutori.