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[noblogs] Template Silver, piccola miglioria

16 Agosto 2008 2 commenti


Trovo molto bello il template che sto utilizzando ora su questo blog. Si chiama Silver ed è presente negli stili offerti di default dalla piattaforma noblogs.
In modo particolare apprezzo la sobrietà e chiarezza che dà alle pagine.  C’è però una piccola sbavatura che mi infastidiva terribilmente in questo templete e riguarda il pannello dei links. Come si può notare dall’immagine qui sotto il bordo sinistro del pannello è smangiato.
Mi seccava parecchio questo "bug" ed oggi avendo un’attimino di tempo ho guardato dietro al codice.
Ho risolto questo errorino modificando semplicemente un parametro nei fogli di stile.
Aprite il file style.css e cercate questa riga:

#menu ul ul { background-color: #E0E0E0; border-top: 1px solid #B0B0B0;
font-size: 14px; line-height: 100%; margin-left: -5px; padding: 6px 0;
-moz-border-radius-bottomleft: 10px; -moz-border-radius- bottomright:
10px;}

L’"errore" è dato dal margin-left: -5px. Provate a cambiarlo con un margin-left: -2.5px.
Non so se è il sistema migliore e più corretto per risolvere questa sbavatura… a me comunque ha funzionato:)

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[Libri] Nelle terre estreme

14 Agosto 2008 2 commenti


Capita raramente che mi metta a leggere dei bestsellers, ancora meno di leggere libri dopo aver visto il film che prende spunto proprio da queste storie. Mi è successo un paio di settimane fa con Arrivederci amore ciao di Carlotto da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Michele Soavi e, in questi giorni, con il libro Nelle terre estreme di Jon Krakauer che ha ispirato il film Into the wild.
Per onor di cronaca Into the wild lo avevo visto un paio di mesi fa, mentre il libro l’ho letto solo in questi giorni, quindi mi è difficile fare dei paragoni tra i due prodotti, visto che nel mentre diverse parti di film sono involontariamente finite nel dimenticatoio.

L’aspetto che comunque hanno in comune e che ho apprezzato di più riguarda la storia, veramente molto umana e toccante del protagonista, Alex Supertramp (alias Chris McCandless) sulla quale si basa tutta la trama.
Sul film, rispetto a quanto letto nel libro, mi pare che alcune parti importanti ed interessanti riguardanti il carattere e la personalità del protagonista siano state trascurate (il rapporto con la famiglia, i contatti che ha intrattenuto tramite lettere con alcune delle persone che ha incontrato durante il suo viaggio).

Per quanto riguarda invece il libro, devo dire che mi ha preso parecchio e l’ho trovato molto interessante. Ho apprezzato in particolare lo stile usato dall’autore che pur spaziando dall’indagine giornalistica a parti di narrazione più romanzate è comunque riuscito a comporre un testo dove la lettura risulta molto fluida (almeno questa è la sensazione che ho avuto leggendolo).
Solo un aspetto sul finale mi ha però un po’ irritato e ha riguardato l’aver voluto a tutti costi enfatizzare il fatto che la morte di Alex non è stata dovuta ad una sua banale svista, ma ad un errore nel quale molto probabilmente pure il migliore dei botanici sarebbe incappato.
Evidenziando questo aspetto secondo me l’autore si pone in una posizione che contrasta con una delle motivazioni che hanno spinto Alex ad intraprendere il suo viaggio: la ricerca dei limiti dell’essere umano. Uno "sbaglio" innocente che gli è costato molto caro, questo è chiaro, ma forse questa sua morte tragica è lì a dimostrare che, nonostante la società cerchi a tutti i costi di portare avanti l’illusione dell’uomo immortale, ci sono dei limiti che dobbiamo accettare, senza se e senza ma.

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[Libri] Il personale è politico

4 Agosto 2008 Commenti chiusi

Come annunciato qui, durante le mie vacanze in alta quota mi sono portato appresso La banda Bellini di Macro Philopat.
Un romanzo tratto dai racconti orali di Andrea Bellini nel quale, attraverso la storia della banda del Casoretto, viene narrato il clima politico dell’Italia, e in special modo della Milano, degli anni ’70. Un periodo storico che fa i conti con dei rappresentanti della politica locale e dello Stato, degli apparati giudiziari e repressivi, fortemente radicati a destra.

La storia della banda del Casoretto si intreccia con altre storie: la strage di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Zibecchi, Fausto e Iaio e molte altre, come quella di Jules Bonnot.
Proprio un paio di mesi fa avevo letto In ogni caso nessun rimorso di Cacucci, nel quale viene narrata la storia dell’anarchico francese.
Due storie, quelle di Andrea Bellini e di Jules Bonnot, vissute in periodi e luoghi differenti ma con molte similitudini, fra cui quella di scagliarsi da soli contro un esercito intero… per fare la cosa giusta.

"Mi piace tantissimo pensare alla prima volta che ho lanciato un sasso – e come l’avevo seguito per vedere dove andava a finire – come avevo sentito o immaginato colpire un casco – o uno scudo… Non è niente – adesso non lo rifarei –  ma quella volta là avevo chiuso gli occhi – avevo stretto i due pugni esultando più di un tifoso – sapevo di non poter tornare indietro – era scoppiata la mia guerra – avevo fatto uno scarto – scartato le scelte – sentendomi fieno di quella appena abbracciata… È bello quando ti accadono storie del genere – ti senti scorrere il sangue e le tempie incominciano a batterti – sono le lacerazioni – le ferite non rimarginate che ti urlano da dentro – "Devi farlo – devi farlo" – stai crescendo e quelle ti urlano – ma contro chi devi farlo? Mica puoi prendertela con i tuoi che c’hanno messo cerotti su cerotti sulle loro ferite – un sacrificio dietro l’altro per tirare avanti… Ma che fine farai? ti chiedi alle volte… Puoi svoltare da solo – ma quelle urla un giorno ti spezzeranno il cuore – devi tentare di svoltare con gli altri – non bisogna mai staccarsi – non si vince mai da soli…
Poi nessuno di noi aveva voglia di vincere – volevamo solo stare un po’ meglio…"

::More::
Leggi la recensione del libro presente su Carmilla

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[Libri] Letture di mezza estate

31 Luglio 2008 1 commento

Prima di parlare dei libri letti durante questo mese di luglio, voglio segnalare un noblogs di recensioni di libri veramente molto interessante. Si tratta di opinionista.noblogs.org. Un progetto dietro al quale si celano due "misteriosi" personaggi (un bergamasco e un romano romanista), che oltre a leggere libri, recensirli e fare altre cose sono pure due grandissimi calciatori militanti:) (il bergamasco oltre ad essere un attaccante di "peso" è un vero e proprio stratega del gioco del pallone… mitico karletto:))

L’ultimo libro letto l’ho scovato proprio nel blog appena citato. Si tratta di Visto per Shanghai di Qiu Xiaolong. Un noir su un’indagine molto delicata che deve scongiurare un grave incidente diplomatico tra Cina e Stati Uniti.
L’ispettore capo Chen, coadiuvato da una sua collega americana giunta in Cina appositamente per seguire il caso, si ritrova ad indagare tra alcune bande mafiose sospettate del rapimento della moglie di un pentito. Proprio i lunghi discorsi tra i due ispettori di polizia trovo siano uno degli aspetti più interessanti di questo romanzo poliziesco, che permette di addentrarsi nella realtà sociale della nuova Cina che si snoda tra capitalismo ultraliberista e tradizioni popolari.

All’inizio del mese di luglio ho letto La lunga strada della vendetta di Joe R. Lansdale. In seguito, durante il mio interrail estivo del quale purtroppo non ho ancora scritto nulla, mi sono fatto accompagnare da due libri decisamente differenti per origine e composizione: Crimini italiani e Ribelli, sognatori e fuggitivi.
Il primo libro riguarda una raccolta di brevi romanzi che, attraverso i principali scrittori noir italiani, fornisce un excursus sul lato oscuro dell’Italia, quello che si nasconde dietro la maschera seducente del paese delle bellezze artistiche, delle grandi firme e dei geniali improvvisatori. In particolare tra i vari racconti, ho molto apprezzato Momodou dei Wu Ming, la cui trama si snoda in un’indagine "alla rovescia" sulla morte di un immigrato, liquidata dai giornali locali e dalla polizia con il solito stereotipo del negro fannullone e violento. (il racconto è scaricabile dalla pagina download del loro sito. Qui il pdf)

Ribelli, sognatori e fuggitivi di Osvaldo Soriano è invece "un’enciclopedia portatile". Come scritto in un post su euro08.noblogs.org si tratta di una raccolta dei miti favoriti (calcistici e non) da Soriano addizionati da una serie di articoli scritti per il quotidiano "Il manifesto" sui mondiali di calcio del 1986. Non si parla solo di calcio, ma di tutto quello che ci sta attorno: emigrazione italiana, dittatura, militari, ricchezza, cinema e poverta.

Terminato questo post mi appresterò a preparare il necessario per trascorrere 4 giorni di assoluto relax in montagna. Il giorno della festa Nazionale svizzera (il primo agosto) la trascorrerò leggendo la Banda Bellini di Marco Philopat.

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Laboratorio di informatica popolare

27 Luglio 2008 Commenti chiusi
 
Socializza il tuo sapere… vieni, partecipa, proponi:)
 
Con
la diffusione sempre maggiore delle tecnologie dell’informazione e
della comunicazione molti aspetti delle nostre vite sono stati
sconvolti. Accanto a questi cambiamenti che influenzano sempre più la
società che ci circonda è sempre più pressante il bisogno di una
visione critica nei confronti della tecnologia che purtroppo viene
legata a doppio filo al controllo sociale ed una malsana e
schizofrenica paura del proprio simile.


Il
nostro approccio, in opposizione alla deriva commerciale e repressiva
delle nuove tecnologie, consiste invece nella promozione e nella
diffusione delle conoscenze attraverso un utilizzo critico e
consapevole di questi strumenti informatici.


Il Laboratorio di Informatica Popolare (LIP), il cui acronimo è pure il nome di una fabbrica di orologi francesi che diede vita ad uno storico sciopero che
negli anni ’70 incarnò la speranza e i sogni di un’intera generazione,
nasce proprio dal bisogno di socializzare le nostre conoscenze in
ambito informatico. Nasce dal bisogno di conoscenza al di fuori della
logica del profitto, stimolando invece l’utilizzo di software libero ed
Open Source e nuove forme di azione e interazione. Nasce dal bisogno di
conoscere e saper utilizzare gli strumenti atti a difendere la nostra
privacy permettendoci di esprimere le nostre idee nella forma e nei
contenuti a noi più consoni.More...

Per
promuovere e diffondere usi alternativi coscienti delle nuove (ma anche
vecchie) tecnologie, il LIP ha deciso di proporre una serie di incontri
di socializzazione dei saperi su temi legati in maniera diversa
all’informatica e alla privacy in rete. 


Questi incontri, che si terranno fra settembre e dicembre presso il CSOA il Molino, spaziano da workshop pratici a presentazioni di progetti fino a lezioni di carattere teorico-divulgativo. 

I
corsi sono gratuiti ed aperti a tutte le persone che condividono questo
nostro modo di approcciarci alla tecnologia e al concetto di "libera
diffusione dei saperi".
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Passione unica!

20 Luglio 2008 2 commenti

Riporto un articolo pubblicato l’anno scorso su Alpine Anarchist Productions e che parla della squadra di hockey su ghiaccio che seguo.
"Only few places in European hockey can become as intimidating as the Valascia."
C’è da andarne fieri:)


What Does Geronimo have to do with Ice Hockey? An Excursion to a Swiss Valley

My contribution to Give ‘em the Lumber 2 was the account of an unsuccessful search for radical hockey culture in what was supposed to be perfect terrain for such an endeavor: Sweden. Luckily, the European possibilities for an overlap of slapshots and righteous politics do not end in Malmö.

Enter Ticino, the Italian-speaking part of Switzerland – the multilingual Alpine nation that proves that recognizing more than one of its spoken languages as »official« does not inevitably lead to a country’s demise, contrary to what a lot of Anglos in the US still wanna make you believe (even though in this case the demise might be an even better thing than in that of Switzerland – but I’m digressing…).
Ticino is no historical stranger to radical politics. Michael Bakunin lived here in the early 1870s (the »Villa Baronata«, possibly his most famous domicile, still exists in Minusio), and in the early 1900s the community of Monte Verità, near Ascona, developed fame for its free spiritedness, vegetarianism and nudity. Amongst the frequent visitors were German anarchist Erich Mühsam, the Dadaists Emmy and Hugo Ball, the writer Hermann Hesse, and the painter Paul Klee. (The Monte Verità still exists as well – in form of a luxury resort.)

Today, it would be difficult to present Ticino as a hotbed of revolutionary activity. Its politics are moderate at best (with the Lega dei Ticinesi, the local right-wingers, wielding significant influence), its biggest town, Lugano, is Switzerland’s third most important banking center (and this says a lot in a nation whose riches largely rely on banking), and its valleys, mountains, and shores are overrun by affluent German tourists in both summer and winter. Nonetheless, this is where our radical hockey story begins.


The set-up is well-known: David vs. Goliath, the underdog vs. the champion, the Irish vs. the English – whichever way you want it. The opponents in this case are, on the one hand, the HC Lugano, the banking city’s hockey club pride, one of the most successful in the history of Swiss hockey and these days without doubt one of its richest (mainly thanks to the investments of controversial businessman Geo Mantegazza). And on the other hand, the HC Ambri-Piotta, a hockey club tucked away in the Leventina valley whose stadium’s capacity of 7000 becomes somewhat baffling once we consider that the hamlets of Ambri and Piotta (part of the municipality of Quinto) combine for a mere total of a couple of hundred inhabitants. (Unsurprisingly, the hockey club goes as the hamlets’ biggest employer and their economic backbone.) Contrary to the Lugano club, the HC Ambri-Piotta is one of the most unsuccessful clubs in the history of Switzerland’s first hockey league (compare one runner-up achievement in 1999 to seven Lugano championships in the last 20 years) and definitely one of its poorest. Which, combined with its remote location, quaint setting, miniscule hometown and remarkable perseverance (the club’s foundation goes back to 1937, even outdating the Lugano city rival by a few years), provides the charm that makes the club so attractive for the hockey fan with a political edge who wants to feel good about the team he or she supports. Prosegui la lettura…

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La mobilitazione dello spettacolo

3 Luglio 2008 Commenti chiusi

Terminati gli europei e ormai prossimi all’inizio delle olimpiadi estive voglio segnalare un opuscolo veramente molto interessante che analizza vari aspetti (nefasti e contradittori) legati a queste grandi manifestazioni.


La versione completa in tedesco è reperibile a questo indirizzo, mentre è già disponibile la traduzione in italiano dei primi tre articoli:
La mobilitazione dello spettacolo [introduzione]
Noi viviamo zurigo
Festa | Città
| Fortezza
[Update 20.07.2008] Sono disponibili in italiano pure gli ultimi due saggi di "Materialen zum Event"
Come, come, perché, perché
Spettacolo acustico

Per maggiori informazioni date un occhio a questo blog, ad euro08.noblogs.org oppure al newswire di Indymedia Svizzera

Categorie:Libri, Sport rebelde Tag:

[libri] Letture primaverili

19 Giugno 2008 Commenti chiusi


Dopo il bellissimo libro di Simone Sarasso, Confine di Stato, di cui trovate qui la breve recensione che mi ha convinto ad acquistarlo, mi sono immerso nella lettura di Cristiani di Allah di Massimo Carlotto. Ero abituato a seguire le storie dell’Alligatore, di Max la Memoria e di Beniamino Rossini che si cimentavano nelle loro avventure investigative nel Nordest italiano. Storie di ambienti e di personaggi di un mondo reale e vicino. La trama di Cristiani di Allah si dipana invece in un’Algeri del XVI secolo che si trova al centro di un Mediterraneo teatro di guerre, razzie, traffici di schiavi, scontri ideologici e religiosi. Un romanzo che, come scritto nell’abstract del libro, va alle origini del noir mediterraneo. Personalmente preferivo le storie dei tre citati investigatori che con il loro lavoro narravano le trasformazioni del panorama criminale italiano e non solo e i mezzi e le strategie di questa battaglia che si svolge quotidianamente sotto i nostri occhi.
Naturalmente opinione opinabilissima:)
In ordine cronologico l’ultimo libro letto è stato Onore ai diffidati di Elisa Davoglio. Qualche settimana fa avevo scritto di libri sul calcio per chi il calcio lo guarda dal basso. Sia i libri proposti in questo link sia Onore ai diffidati hanno tra i loro fini quello di indagare la galassia delle curve. C’è però una differenza sostanziale: Onore ai diffidati è un romanzo, gli altri libri citati no (spero di non fare una cazzata catalogandoli come saggi o ricerche). Partendo dal presupposto che si tratta di un romanzo, devo ammettere che il viaggio di Atala nel mondo delle curve (di una curva, quella della Milano rossonera) mi è piaciuto. Mette ben in evidenza il legame curva – impegno Politico (quello con la P maiuscola…) che personalmente trovo sia un connubio imprescindibile quando si vive lo stadio come qualche cosa che va oltre i 90 minuti di una partita. C’è però un aspetto, sul quale si basa gran parte del romanzo, che seppur veritiero, non riesco proprio a condividere: la più o meno felice e tranquilla (in apparenza) convivenza nella stessa curva di gruppi con ideali completamente opposti, uniti dalla fede nei colori sociali. Sarà che le mie esperienze e la realtà che vivo appartengono a contesti decisamente più piccoli e quindi con dinamiche sicuramente meno complesse rispetto ad una curva di una metropoli come Milano, ma rispetto sicuramente di più un tifoso o un gruppo con ideali simili ai miei, anche se con colori sociali differenti, rispetto a chi pur tenendo alla mia stessa squadra cerca di trasformare la curva che frequento in un covo di neofascisti.
In mezzo a questo discorso la tanto "apoliticità da stadio", che caratterizza questo romanzo, dove "rossi" e "neri" stanno fianco a fianco sotto l’ideale dei colori sociali mi sembra una grandissima cazzata e i fatti di questi anni di Milano, Bergamo, Venezia e purtroppo chissà quante altre curve ne sono un esempio paradigmatico.

Sul comodino ora ho La banda dei brocchi di Jonathan Coe (grazie daien:)).

À la prochaine…:)

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[libri & sfoghi] Il derby del bambino morto e altro

23 Maggio 2008 Commenti chiusi

È un periodo abbastanza intenso e purtroppo non riesco a ritagliarmi molto spazio da dedicare alla lettura. In queste settimane comunque ho letto Confine di stato di Michele Sarasso che ho scovato leggendo la recensione di blicero e The dark side of Google di Ippolita.
Sul comodino ora ho Stella del mattino di Wu Ming 4 e sono alla ricerca di Milano A. Brandelli che purtroppo qui in svizzera non riesco a trovare.

Ieri mentre stavo scrivendo un breve articolo per euro08.noblogs.org mi è capitato di riprendere tra le mani Il derby del bambino morto di Valerio Marchi. La rilettura di alcune pagine di questo bellissimo libro mi hanno confortato. Qui in Svizzera fra poco inizieranno gli europei di calcio ed è veramente desolante vedere come la massa critica rispetto a questo evento sia estremamente esigua. L’avvento degli europei poteva essere il pretesto per approfondire le diverse tematiche legate all’ambito dello sport e tutto quello che ci gira attorno. Invece no, sugli organi di informazione le questioni di fondo vengono tralasciate per dare risalto agli aspetti folkloristici e di costume (non me ne frega un cazzo di cosa mangiano i giocatori svizzeri prima degli allenamenti!).
Rileggere alcune pagine de Il derby del bambino morto mi ha rinfrancato. In questo marasma generale non sono solo e chi ha perso il lume della ragione non siamo certo noi!

Qui di seguito riporto una piccola recensione del libro di Valerio Marchi che avevo scritto un paio di anni fa per la fanzine della Curva Sud di Ambrì (lugano merda!!!)

  Prosegui la lettura…

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La violenza negli stadi: un caprio espiatorio per non affrontare i problemi

6 Maggio 2008 Commenti chiusi

L’inizio degli europei di calcio è alle porte e venerdì sera si sono verificati gravi scontri tra tifoserie e forze dell’ordine a Basilea e a Berna (quindi in due degli stadi nei quali si disputeranno le partite di Euro08).

Attendevo con curiosità la reazione degli organi di informazione e dei vari opinionisti in merito a quanto successo prima, durante e dopo Basilea-Zurigo e Young Boys-Xamax.
L’ambito della sicurezza infatti è stato uno degli aspetti più dibattuti e caldi nell’avvicinamento ad Euro08.
Oltre ad un numero impressionamente di poliziotti e militi che controlleranno il territorio (si parla di 15’000 militi, praticamente tutti i poliziotti svizzeri con il supporto di un migliaio di poliziotti tedeschi e francesi) sono state infatti introdotte le famose "leggi anti-hooligans" che da qualche mese sono già in vigore negli stadi svizzeri.

Queste nuove leggi, secondo i promotori e sostenitori (praticamente tutti gli schieramenti politici…) erano LA soluzione al problema della violenza negli stadi. Le voci critiche furono subito sottaciute da un bombardamento massmediatico assurdo che arrivò addirittura ad "invitare" i promotori del referendum contro queste leggi a sospendere la raccolta delle firme apostrofandoli come degli "incoscienti" e preconizzando scenari apocalittici durante Euro08 se queste nuove misure non fossero state accettate.

Ora ad un mese dall’inizio degli Europei emerge che nonostante gli strumenti repressivi messi in atto il fenomeno della "violenza da stadio" non è per nulla debellato.
Eppure le nuove leggi sono già in vigore, eppure la banca dati "hoogan" è già in funzione. Che succede?
Succede che questa è l’ennesima dimostrazione che la repressione (perché questa legge è un mero strumento di repressione) non porta a nulla, anzi! Succede poi che questa è l’ennesima dimostrazione che se si vuole capire/sbloccare/risolvere una certa situazione, quel contesto/realtà bisogna conoscerlo e viverlo! Invece no, le leggi le propongono e le fanno politicanti che allo stadio al massimo vanno ogni tanto in tribuna d’onore e che della galassia delle curve e di tutto quello che ci sta dietro non sanno nulla.
Persone che si chiedono come sia possibile che nonostante i controlli vengano introdotti torce e fumogeni… mah…

C’è però un altro aspetto legato a questa vicenda che trovo interessante evidenziare e riguarda quanto successo a Basilea.
Leggo infatti oggi su un quotidiano locale (vedi dopo) che sembrerebbero già stati individuati i colpevoli degli scontri. Si tratterebbe del gruppo di tifosi zurighesi K4. " “K4” sta per Kreis 4, uno dei quartieri di Zurigo a forte immigrazione: secondo la stampa i tifosi in questione sono cosiddetti «secondos», giovani italiani, spagnoli e jugoslavi della seconda generazione, cresciuti insieme e molto legati fra loro, spesso con un basso livello formativo. Il gruppo è composto di circa 50 ragazzi e ragazze «refrattari a qualunque terapia» , ha tagliato corto Canepa, con una propensione alla violenza «che non ha nulla a che fare con il calcio" (citazione dall’articolo che posto sotto).

Eccoli qui gli unici colpevoli! Immigrati di seconda generazione, propensi alla violenza con un basso livello di formazione scolastica che vivono in uno dei quartieri più difficili della città sulla Limmat! L’articolo infatti spiega che: "…anche gli stessi tifosi sembrano voler fare ordine in casa propria: il TagesAnzeiger di ieri riferisce che la sera stessa della partita esponenti del gruppo di hooligan “K4” sono stati malmenati da altri fan, appartenenti a frange più “tradizionali” della tifoseria del club" (citazione sempre dallo stesso articolo).

Schema classico: la divisione tra tifosi modello e teppisti.
Ma chi sarebbero le frange più tradizionali del tifo Zurighese che si sono ribellati alla violenza del gruppo K4? Viene spiegato successivamente: "…e addirittura dopo il rientro a Zurigo del treno speciale da Basilea, lontano dagli sguardi della polizia e dei giornalisti, vi sarebbero stati regolamenti di conti interni, dapprima alla stazione centrale e poi nei pressi della Sihlpost: hooligan tradizionali come i City Boys avrebbero attaccato i “K4” per «motivi pedagogici »".

Ah ecco, gli altri sarebbero i City Boys…degli stinchi di santo certamente… teste rapate precursori della moda casual che non perdono occasione per menar le mani.

Qualcuno storgerà il naso puntualizzando che City Boys, Bande Basel ed altri gruppi casuals hanno i loro "codici di condotta" e "certe cose non le fanno". Sarà anche vero. D’altra parte non è neppure mia intenzione giustificare il lancio di torce e quanto fatto all’interno dello stadio.

Voglio semplicemente far notare come in realtà complesse come le curve degli stadi la distinzione tra bianco e nero, buono e cattivo, giusto e sbagliato non servano a nulla anzi, distorgono completamente la realtà e rimpolpano stereotipi che purtroppo sono poi il terreno fertile per la consueta caccia alle streghe e ai successivi provvedimenti da parte dello stato che non hanno nessun riscontro sul territorio.

Prosegui la lettura…

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