[libri] Letture primaverili
Dopo il bellissimo libro di Simone Sarasso, Confine di Stato, di cui trovate qui la breve recensione che mi ha convinto ad acquistarlo, mi sono immerso nella lettura di Cristiani di Allah di Massimo Carlotto. Ero abituato a seguire le storie dell’Alligatore, di Max la Memoria e di Beniamino Rossini che si cimentavano nelle loro avventure investigative nel Nordest italiano. Storie di ambienti e di personaggi di un mondo reale e vicino. La trama di Cristiani di Allah si dipana invece in un’Algeri del XVI secolo che si trova al centro di un Mediterraneo teatro di guerre, razzie, traffici di schiavi, scontri ideologici e religiosi. Un romanzo che, come scritto nell’abstract del libro, va alle origini del noir mediterraneo. Personalmente preferivo le storie dei tre citati investigatori che con il loro lavoro narravano le trasformazioni del panorama criminale italiano e non solo e i mezzi e le strategie di questa battaglia che si svolge quotidianamente sotto i nostri occhi.
Naturalmente opinione opinabilissima:)
In ordine cronologico l’ultimo libro letto è stato Onore ai diffidati di Elisa Davoglio. Qualche settimana fa avevo scritto di libri sul calcio per chi il calcio lo guarda dal basso. Sia i libri proposti in questo link sia Onore ai diffidati hanno tra i loro fini quello di indagare la galassia delle curve. C’è però una differenza sostanziale: Onore ai diffidati è un romanzo, gli altri libri citati no (spero di non fare una cazzata catalogandoli come saggi o ricerche). Partendo dal presupposto che si tratta di un romanzo, devo ammettere che il viaggio di Atala nel mondo delle curve (di una curva, quella della Milano rossonera) mi è piaciuto. Mette ben in evidenza il legame curva – impegno Politico (quello con la P maiuscola…) che personalmente trovo sia un connubio imprescindibile quando si vive lo stadio come qualche cosa che va oltre i 90 minuti di una partita. C’è però un aspetto, sul quale si basa gran parte del romanzo, che seppur veritiero, non riesco proprio a condividere: la più o meno felice e tranquilla (in apparenza) convivenza nella stessa curva di gruppi con ideali completamente opposti, uniti dalla fede nei colori sociali. Sarà che le mie esperienze e la realtà che vivo appartengono a contesti decisamente più piccoli e quindi con dinamiche sicuramente meno complesse rispetto ad una curva di una metropoli come Milano, ma rispetto sicuramente di più un tifoso o un gruppo con ideali simili ai miei, anche se con colori sociali differenti, rispetto a chi pur tenendo alla mia stessa squadra cerca di trasformare la curva che frequento in un covo di neofascisti.
In mezzo a questo discorso la tanto "apoliticità da stadio", che caratterizza questo romanzo, dove "rossi" e "neri" stanno fianco a fianco sotto l’ideale dei colori sociali mi sembra una grandissima cazzata e i fatti di questi anni di Milano, Bergamo, Venezia e purtroppo chissà quante altre curve ne sono un esempio paradigmatico.
Sul comodino ora ho La banda dei brocchi di Jonathan Coe (grazie daien:)).
À la prochaine…:)