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La mia rivoluzione informatica

28 Marzo 2007

Desidero aprire questo blog raccontando brevemente come mi sono avvicinato al mondo digitale open source.

Questo spicchio di mondo virtuale l’ho scoperto solo di recente, infatti, fino a meno di un anno fa, il mio utilizzo del pc equivaleva a quello di una macchina da scrivere che permetteva di accedere alla webmail di scuola e cercare in internet qualche testo con il vantaggio di non dovermi recare in biblioteca.

Il massimo della mia alfabetizzazione informatica fu l’uso di un peer to peer, ma il mio utilizzo si limitava a connettermi ad un server, digitare la canzone o il video a cui ero interessato e sperare che nell’arco di un paio d’ore potessi avere il file sul mio desktop.

Naturalmente il mio OS era il classico Windows XP con installato Office e qualche altro software proprietario.

Vedevo il pc come un mero strumento di lavoro, non sentivo la necessità di esplorare quella scatola nera che ad ogni mio input elaborava ed emetteva un determinato output. Bastava che non mi creasse problemi e funzionasse. La mia “ignoranza tecnologica” non mi turbava, andava bene così.
I primi segnali di insofferenza sorsero quando capii che il pc stava acquisendo sempre maggior importanza nella mia vita quotidiana e che per le mie esigenze scolastiche e relazionali non ne potevo praticamente più fare a meno. Addirittura durante la prima settimana di università tutti noi studenti dovemmo superare un test che dimostrasse che eravamo in grado di utilizzare la posta elettronica ed alcuni altri strumenti, senza i quali, secondo l’istituzione, non saremmo stati in grado di affrontare la nostra vita universitaria.
Iniziai a comprendere come i nuovi mezzi di comunicazione stavano diventando sempre più pervasivi e come io del funzionamento di questi artefatti tecnologici non sapevo assolutamente nulla. Questa mia ignoranza non riguardava sol gli aspetti prettamente tecnici, ma pure quelli riguardanti un uso appropriato di questi strumenti (ero/sono comunque in buona compagnia, visto che nonostante tutti utilizzino la posta elettronica quelli che sanno quotare in modo corretto sono veramente pochi…).

Mi sentivo a disagio ed insicuro nell’utilizzare queste tecnologie perché non ero in grado di “controllarle”. Iniziò inoltre a darmi tremendamente fastidio la consapevolezza di essere totalmente dipendente dai miei amici che “smanettavano” con il pc e che regolarmente chiamavo per la risoluzione di problemi banalissimi. Per il mio carattere orgoglioso, dover dipendere da altre persone scocciava parecchio e così iniziai a passare ore nel pannello di controllo per cercare di risolvere da solo le mie gabole informatiche. La prima conquista fu quella di riuscire a cambiare le impostazioni della tastiera (avrò impiegato almeno un’ora a capire che non dovevo cercare sotto tastiera ma sotto impostazioni della lingua…:)).
Il mio ego ne risentì, ogni volta che riuscivo a fare qualche cosa senza dover andare a chiedere aiuto mi sentivo realizzato. Iniziai a provare immenso piacere nel riuscire a risolvere da solo i miei piccoli problemi tecnologici. Mi sembrava che ogni qualvolta scoprivo qualcosa di nuovo in ambito informatico la mia relazione con il pc cambiasse. Diventavo sempre più dipendente da esso, perché passavo davanti allo schermo sempre più ore, ma piano piano iniziavo ad impadronirmi dello strumento, a prendere coscienza di cosa stavo facendo e queste piccole conquiste mi stimolavano ad approfondire sempre più questo mio rapporto di amore e odio.

C’era però qualcosa che mi infastidiva terribilmente e questo era la consapevolezza che tutti i programmi che utilizzavo, seppur crackati, erano proprietari e ad ogni mio click legittimavo ed ingrassavo le grandi lobby di questo settore.
Il primo passo fu quello di sostituire la suite di Office con il suo ononimo Openoffice ed il secondo quello di passare da Outlook a Thunderbird. Queste prime migrazioni a software open source e free mi sembravano già delle grandi conquiste. Sapevo dell’esistenza dei sistemi operativi Gnu/Linux, ma credevo fossero strumenti per esperti o comunque troppo complicati per un neofita come me.

Una sera, casualmente, parlando con un mio amico raccontai di questo mio nuovo interesse verso le nuove tecnologie e del disagio “ideologico” che provavo nell’utilizzare Windows ed altri software proprietari. Mi incitò ad installare Ubuntu.
Il giorno seguente andai sul sito della distribuzione e quando lessi che Ubuntu è un’antica parola africana che significa “umanità agli altri” mi dissi: “figata!!! Un sistema operativo con un nome del genere è quello che cercavo! Devo riuscire ad installare ed utilizzare Ubuntu ad ogni costo!”.
Scaricai Ubuntu dapper, ne feci un’immagine e la installai sul mio portatile. Mi accorsi che tutte le mie perplessità che avevo sulle difficoltà che avrei potuto incontrare nell’installazione di un sistema operativo Gnu/Linux erano assolutamente infondate (ci sono pure OS che impieghi 1 giorno ad installarli, ma il bello di Linux è anche questo, che ognuno ha la libertà di scegliere la distro che più gli aggrada. Apro una breve parentesi avvisando Gentoo che quando sarò in grado finirà di sicuro sul mio pc, anche solo per vedere l’effetto che fa:)). L’operazione andò a buon fine e l’interfaccia grafica mi garbava, diciamo che era molto più “user friendly” di quanto potessi immaginare.
Mi iscrissi al forum di auto aiuto della comunità italiana di Ubuntu dove qualche buon’anima mi aiutò a risolvere qualche piccolo problemino di settaggio iniziale e sempre grazie al forum venni a conoscenza delle innumerevoli possibilità di personalizzazione del desktop e dei moltissimi programmi a disposizione.

Il resto è storia recente. Ora a casa utilizzo praticamente solo Ubuntu e tutte le volte che accendo il computer sono fiero di utilizzare questo sistema operativo che, oltre a delle caratteristiche tecniche che mi permettono di fare tutto quello che facevo prima, ha tra i suoi punti fondamentali quelli dell’importanza del concetto di localizzazione e della libera distribuzione e circolazione della conoscenza.

Purtroppo di informatica ci capisco ancora poco, cerco di informarmi e di sperimentare.
Combino tanti casini (troppi!) e spesso mi succede di dover riformattare tutto perché il pc impazzisce, ma il divertimento sta anche in questo. Senza “metterci su le mani” e senza la curiosità di voler provare qualcosa di diverso probabilmente mi ritroverei ancora qui a navigare con Explorer e scrivere con Microsoft Word senza nemmeno sapere che ci sono dei software alternativi validissimi che sono stati sviluppati, non per il mero profitto ma per il piacere di farlo e di offrire degli strumenti utili alla società.
Buon Ubuntu a tutt* 

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